Lo Yoga è davvero universale?

Si tratta certo di una disciplina universale per il semplice fatto che tutto il genere umano ha un corpo e una mente.

Certamente ci sono differenze etniche, culturali, antropologiche, di sesso, di lingua, ma non sono di ostacolo alla pratica di questa disciplina. Così, per fare un esempio, la respirazione diaframmatica, addominale che è uno degli obiettivi per raggiungere stabilità ed equilibrio, è più facile per la donna perché il suo corpo è stato creato per partorire e di conseguenza tale tipo di respirazione le è funzionale e naturale. In base al corpo che si ha, o meglio al corpo che si è, si mette l’accento su certi esercizi piuttosto che altri, lo si mantiene flessibile senza forzarlo, senza fargli violenza.

Lo yoga nelle varie forme che si sono diffuse sempre più in tutto il mondo è ancora quello della tradizione più antica? Quanti yoga ci sono oggi? Come riconoscere quello autentico fra le tante proposte anche bizzarre che si incontrano?

Decine di milioni di praticanti, un terreno di dispute anche politiche, un giro d’affari che in Occidente è diventato notevole: anche questo è lo yoga oggi. Ma, qualunque sia la sua evoluzione la parola yoga continua a riverberare l’intensità di una storia millenaria, la forza di un metodo che, in modi anche molto lontani fra loro, agisce profondamente nel modificare le nostre possibilità e modalità di stare nel mondo. Al centro di questa storia, imprescindibile punto di riferimento, riconosciuto da ogni “scuola” c’è l’Astanga yoga [1] ovvero “lo yoga delle otto membra” esposto da Patanjali nel testo degli Yogasutra. L’Astanga Yoga è un cammino di vita, è un sistema di pensiero coordinato a un ordinato programma di esercizi giornalieri. Non si deve dedicare molto tempo a questi esercizi, tuttavia è necessario praticarli con costanza se si desidera avere dei benefici. All’interno dell’Astanga yoga vi sono diversi sentieri come l’Athayoga che lavora soprattutto sul corpo fisico, il Raya yoga o il Bhakti yoga che si specializza nel sentiero della completa devozione.

Il dottor Jamuna Mishra, pur riconoscendo l’unica radice dello yoga nell’antica tradizione della Bagavad Gita ha messo a punto un suo metodo che tiene conto del periodo temporale, dell’area geografica e della cultura, dello stile di vita e dell’alimentazione in stretta simbiosi con i concetti espressi dalla medicina ayurvedica. Che cosa lo caratterizza?

Il cuore di questo metodo sta nella sincronizzazione del respiro con il movimento, nella pratica di una sequenza di posture che sono collegate e concatenate tra loro proprio dal respiro, come in una danza. La dinamicità delle posture che allungano e tonificano ogni fibra muscolare, la particolare respirazione e il controllo fanno sì che durante questa intensa pratica il corpo elimini le tossine: i risultati per chi si esercita con costanza si vedono in un corpo flessibile, tonico, forte, negli organi interni purificati, in un'aumentata consapevolezza corporea e nella mente rilassata, ma sempre attenta e presente. Uno yoga per tutti non finalizzato ad ottenere delle “prestazioni” bensì benessere ed equilibrio. Fondamentali sono l’alimentazione e lo stile di vita poiché se la macchina-organismo funziona bene anche la mente sarà lucida e serena e avrà la possibilità di spaziare in altri campi che non siano quelli prettamente materiali. Il corpo va tenuto in grande considerazione in quanto è strumento di accesso alle sfere più interne: il tuo corpo e la tua mente non sono indipendenti.

La civiltà occidentale che con l’India condivide le radici nel tessuto indoeuropeo ha conservato dei tratti comuni con la cultura indiana?

Nell’Induismo il primo attributo di Dio è ananda, la beatitudine. La ricerca della felicità, l’eudaimonìa è una costante nella filosofia greca classica ed ellenistica e lo stesso accade nella cultura latina. La filosofia cristiana identificava il fine della vita nella felicità, nel sommo Bene che consiste nella contemplazione di Dio e nella riconquista dell’Eden perduto. Le analogie sono dunque profonde ed evidenti. La bellezza, la giustizia, l’amicizia, la verità, la ricerca del senso della vita sono tratti comuni così come il detto socratico “conosci te stesso” riecheggia il precetto yogico dello svadyaia che invita a studiare se stessi e a cercare la verità. La differenza fondamentale consiste nel diverso approccio: mentre la civiltà occidentale si limita ad affrontare le cose da un punto di vista esclusivamente teorico, la civiltà indiana, con lo yoga, affianca all’approccio teorico una realizzazione pratica.

Per secoli in India la trasmissione degli antichi testi sacri è stata legata al sistema delle caste e il dottor Mishra ha preso posizioni importanti in questa direzione. Credo anche che le sue scelte non siano state sempre facili.

La suddivisione in caste della società indiana ha conservato per millenni i segreti della scienza sacra, della conoscenza suprema. Fino a cinquant’anni fa i Veda non erano aperti a tutti. Solo i Brahmini potevano impararli. Così è stato anche per il Tantra Kriya l’insieme di tecniche segrete che i Guru utilizzavano per rimanere senza malattie, per rafforzare il sistema immunitario, per restare giovani. Io l’ho imparato da mio padre e il mio Guru quando venne a sapere che avevo insegnato le tecniche del Tantra Kriya a un vasto pubblico, si arrabbiò molto; mi disse che avrei dovuto insegnarlo solo agli allievi più bravi, più affidabili, ma per me tutti gli allievi sono affidabili. Mi chiese almeno di non scrivere queste conoscenze, ma io ho voluto dare forma scritta e tradurre queste pratiche perché tutti le possano utilizzare.

Mi viene da dire che questa generosità, questa visione aperta e disposta a concedere ha qualcosa in comune con quell’attitudine materna, con quella forza e amorevolezza del femminile che torna spesso negli insegnamenti di Jamuna.

Uno spiritualista nel corso del suo progresso deve dare spazio all’attitudine femminile e materna e quando col passare del tempo svilupperà il suo avanzamento spirituale l’energia dell’amore materno che è energia creatrice come quella che può dare alla luce la vita arriverà al cuore con un sentimento di Madre Universale. In questo modo comincerà a vedere le altre entità viventi come dei figli, così come è naturale per una donna essere materna con i bambini. Un Maestro così formato vivrà l’amore come un senso di protezione e di affetto verso gli altri, interamente proiettato al loro Bene.

Ed è un abbraccio materno quello nel quale si sente avvolta la gente che incontra Guru ji Jamuna durante la sua quotidiana attività di medico e di Maestro. Una giornata che inizia molto presto. Con questa attitudine accogliente si prende cura dei suoi pazienti in un dialogo benevolo e rasserenante. È così piacevole sentirsi accolti dalla levità e dalla quiete serena della sua voce che si vorrebbe fermare il momento per rimanere più a lungo, molto a lungo in quello stato di grazia, anche se, mentre scrivo mi rendo conto che questo è un punto di vista eminentemente occidentale poiché non c’è nulla che duri più dell’istante che stiamo vivendo.

Ayurveda Gallery

India 2010 Città Sacra

India 2010 Rishikesh

Ananda Yoga

Thailandia Thai

There are no images in the gallery.